European Solidarity Corps

EUROPEAN SOLIDARITY CORPS Codice Quality Label2023-2-IT03-ESC51-VTJ-000178729 UNA PANORAMICA L’European Solidarity Corps (ESC) è un programma della Commissione Europea che offre ai giovani opportunità di volontariato, tirocinio e lavoro in Europa. Il suo obiettivo è favorire la solidarietà, l’inclusione e lo sviluppo di competenze personali e professionali, contribuendo a un cambiamento sociale positivo. Giosef Italy è orgogliosa di essere accreditata con il Quality Label ESC in qualità di Lead Organization, svolgendo un ruolo chiave nel coordinamento dei progetti di volontariato a livello internazionale. Siamo attivi sia come Sending Organization, supportando giovani italiani che vogliono fare esperienze all’estero, sia come Hosting Organization, accogliendo volontari europei in Italia in progetti di impatto sociale. Cos’è l’European Solidarity Corps? Il Corpo Europeo di Solidarietà (ESC) è un programma dell’Unione Europea che mira a coinvolgere i giovani, di età compresa tra i 18 e i 30 anni, in progetti che promuovono la solidarietà, l’inclusione sociale e la cittadinanza attiva. Attraverso il programma, i partecipanti possono impegnarsi in progetti di volontariato internazionale, tirocini e lavori retribuiti nel settore della solidarietà, acquisendo competenze professionali e personali che li aiuteranno nel loro percorso di crescita. I progetti finanziati dall’ESC si concentrano su tematiche di rilevanza sociale e culturale, come la sostenibilità ambientale, l’inclusione sociale, la cultura, l’educazione e il supporto a gruppi vulnerabili. Le attività proposte offrono l’opportunità di lavorare su temi che stimolano il cambiamento positivo nelle comunità locali e internazionali, favorendo così una reale transizione sociale e culturale in tutta Europa. I giovani che partecipano a questi progetti possono sperimentare un’importante crescita professionale, grazie a esperienze pratiche in contesti interculturali, sviluppando nuove competenze utili per il loro futuro. In particolare, l’ESC è progettato per offrire ai partecipanti una preparazione pratica in vari settori, rafforzando la loro capacità di lavorare in ambienti di cooperazione internazionale, contribuendo attivamente a una società inclusiva e solidale. Il programma è finanziato dall’Unione Europea, che copre le spese di viaggio, vitto, alloggio e formazione, facilitando l’accesso a queste opportunità per tutti i giovani, senza oneri economici. I partecipanti hanno accesso a opportunità in tutta Europa e possono consultare il Youth Portal per informarsi sui progetti attivi e candidarsi direttamente. Il Ruolo di Giosef Italy come Lead Organization In qualità di Lead Organization accreditata nell’ambito dell’European Solidarity Corps (ESC), Giosef Italy svolge un ruolo centrale nel coordinamento e nell’invio di volontari non solo a livello internazionale, ma anche verso altre associazioni italiane affiliate alla nostra rete. Collaboriamo strettamente con numerose sedi locali e partner nazionali, garantendo che i volontari siano coinvolti in progetti significativi e di impatto sul territorio italiano. Il nostro impegno include: Selezione e Formazione: Identifichiamo giovani motivati e forniamo loro una preparazione adeguata per affrontare le sfide dei progetti di volontariato. Collaborazione con le Associazioni Ospitanti: Lavoriamo a stretto contatto con le organizzazioni partner per definire ruoli, responsabilità e obiettivi chiari per i volontari. Supporto Continuo: Offriamo assistenza costante ai volontari durante tutto il periodo del loro servizio, assicurando un’esperienza arricchente e formativa. Attraverso questa rete nazionale, promuoviamo la solidarietà e la cittadinanza attiva, offrendo ai giovani l’opportunità di contribuire allo sviluppo sociale e culturale delle comunità locali in tutta Italia. Le opportunità offerte da Giosef Italy Dal 2010, Giosef Italy offre ai giovani la possibilità di partecipare a progetti dell’European Solidarity Corps (ESC), promuovendo esperienze di crescita personale e impatto sociale. Le nostre iniziative abbracciano diversi ambiti, tra cui: Ambiente e sostenibilità – Progetti dedicati alla tutela dell’ecosistema e alla promozione di pratiche sostenibili. Sport e inclusione – Attività che utilizzano lo sport come strumento di integrazione e benessere sociale. Educazione alla legalità – Percorsi per sensibilizzare i giovani su diritti, giustizia e cittadinanza attiva. Cultura e creatività – Esperienze che valorizzano l’arte, la diversità culturale e l’innovazione espressiva. Partecipare a un progetto ESC con Giosef Italy significa entrare a far parte di una rete dinamica e internazionale, dove il volontariato diventa un’opportunità concreta di apprendimento e cambiamento. Ogni esperienza è strutturata per garantire un percorso di crescita personale e professionale, offrendo ai giovani strumenti utili per il loro futuro. Quality Label Un riconoscimento di eccellenza Il Quality Label non è solo un riconoscimento formale, ma per i giovani partecipanti, rappresenta una garanzia di qualità dell’ambiente di lavoro e sostenibilità del progetto. Grazie al nostro network di partner internazionali, offriamo percorsi formativi  riconosciuti a livello europeo attraverso lo Youthpass, che certifica le competenze acquisite durante l’esperienza. support organization Vuoi partire per un’esperienza di volontariato all’estero? Come Support Organization, Giosef Italy ti aiuta a: Trovare il progetto ESC più adatto ai tuoi interessi e alle tue competenze. Prepararti al meglio per l’esperienza all’estero, fornendo supporto pratico e formazione pre-partenza. Garantire un follow-up continuo durante il progetto e al tuo rientro. hosting organization Vuoi partecipare ad un progetto di volontariato in Italia? In qualità di Hosting Organization, Giosef Italy gestisce progetti innovativi in Italia, offrendo: Esperienze di volontariato presso strutture sociali, culturali e ambientali. Ospitalità in luoghi simbolici come Palermo e Casapesenna Un ambiente di apprendimento inclusivo e stimolante, che favorisce la crescita personale e professionale dei volontari. Vai al Portale Vuoi fare il volontariato con noi? scegli una delle nostre due case! Grazie al nostro network di partner locali ed  internazionali, offriamo percorsi formativi completi e funzionali all’acquisizione delle competenze riconosciute a livello europeo attraverso lo Youthpass, uno strumento indispensabile per i giovani e le giovani che si affacciano al mondo del terzo settore e del lavoro. Giosef a Palermo Presso il coworking della FILT CGIL a Palermo in Via Roma n.62 Scopri @Palermo Giosef a casapaesenna Via Raffaello Traversa IV , Casapesenna in provincia di Caserta Scopri @Paguro

ESC FACTOR storie d’Europa: Fátima Hamed Hossain, la prima donna musulmana del parlamento spagnolo

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Nata a Ceuta nel 1978, Fátima Hamed Hossain è un avvocatessa praticante, esperta in mediazione civile, ipotecaria e commerciale e con una vasta formazione in diritti umani e uguaglianza. È anche tutor presso La UNED de Ceuta. Nel 2015 è entrata a far parte del parlamento regionale di Ceuta come deputata, diventando così la prima donna musulmana a capo di un gruppo politico con rappresentanza. È la quinta oratrice femminista a Ceuta, come leader del partito Movimento per la dignità e la cittadinanza (MDyC). “Le sparatorie, il carcere e la marginalità che ci circondavano mi hanno spinto a studiare Giurisprudenza. Il voler sempre aiutare gli altri ha segnato il mio percorso. Attualmente provo attraverso la politica, con le sue frustrazioni e gratificazioni emotive” Fátima Hamed Hossain Figlia di genitori marocchini, spagnoli, musulmani praticanti e con il velo visibile, negli ultimi tempi si è fatta conoscere per i suoi interventi in sessione plenaria, accusando apertamente Vox, partito con cui ha avuto diversi dissidi, al punto da diventare il fronte all’opposizione dell’estrema destra a Ceuta. Sabato 13 novembre 2021, Fátima Hamed Hossain ha partecipato a un evento insieme al secondo vicepresidente del governo spagnolo e ministro del lavoro e dell’economia sociale, Yolanda Díaz; il sindaco di Barcellona, ​​​​Ada Colau; la prima vicepresidente della Comunità Valenciana, Mònica Oltra; e la portavoce di Más Madrid, Mónica García al Teatro Olympia di Valencia. Dopo il forte emergere di Vox nel 2019, la sua condizione di donna spagnola, che indossava il velo durante le sessioni plenarie, l’ha resa il bersaglio della retorica dell’odio dell’estrema destra. Hamed parla della crisi diplomatica e di frontiera dello scorso marzo al confine con il Marocco, del ruolo delle donne in politica e, soprattutto, della radicalizzazione xenofoba del messaggio politico in una città la cui metà della popolazione è musulmana. Una cosa è la nazionalità e un’altra è il credo che puoi avere o non avere. Il nostro Stato è aconfessionale. È la cosa più normale del mondo per uno spagnolo che, poi, crede in quello che vuole. A volte ci chiedono se siamo spagnoli o musulmani, come se fosse incompatibile. Non capiamo come la nazionalità possa essere confusa con il credo. Di Vox, sappiamo tutti cosa sono, una formazione di estrema destra con un’ideologia basata sull’odio per coloro che la pensano diversamente e coloro che sono diversi. Questo modo di vendere il loro messaggio ha avuto molto successo per loro, insultando, provocando e aspettando la reazione della persona davanti. “Algunos no están preparados para ver a una mujer musulmana con hiyab en un Parlamento español” Fátima Hamed Hossain ESC FACTOR, Storie d’Europa:La campagna di comunicazione ESC FACTOR, Storie d’Europa nasce dall’esperienza di un workshop sulla comunicazione multicanale che ha ulteriormente arricchito il bagaglio personale dei giovani volontari del progetto ESC, European Solidarity Corps che vivono da mesi presso Il paguro Ostello, piccola casa per giovani europei, un bene confiscato ai Casalesi in cui Giosef Italy ha creato un ostello della gioventù, a Casapesenna.Durante gli scorsi mesi i giovani coinvolti hanno avuto modo di conoscere la storia d’Italia, attraverso una serie di incontri che hanno avuto come tema principale la storia dell’Antimafia. Dalla consapevolezza che una storia così importante e conosciuta nel nostro paese sia spesso ignorata dagli altri giovani europei, è nato questo progetto.Ci siamo detti, e se adesso raccontassimo ai nostri lettori delle storie che hanno cambiato la storia dei vostri paesi d’origine ma che non sono conosciute dal pubblico italiano? Così è nata l’idea di THE ESC FACTOR, un progetto di condivisione di storie di movimenti e di persone che hanno in comune una sola cosa: il coraggio della libertà, la voglia di giustizia, la lotta per l’affermazione dei diritti civili, in ogni loro forma, al di là di ogni confine. Condividi Articoli correlati All Posts News ESC FACTOR storie d’Europa: Maria Gil, Donna, Cigana, Attivista. Conosciuta anche come Maria da Fronteira, è un punto di riferimento nella promozione di “Mulheres Ciganas” in Portogallo. Leggi l'articolo ESC FACTOR storie d’Europa: Manolis Glezos, il primo partigiano europeo. 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ESC FACTOR storie d’Europa: LAGARDE LIST

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L’ex ministro delle finanze greco, Giorgos Papakonstantinou, è stato accusato di aver rimosso i nomi di tre suoi parenti dalla cosiddetta “lista Lagarde”, un documento che contiene i nomi di centinaia di possibili evasori fiscali greci con depositi in Svizzera. La Lagarde List è un foglio di calcolo contenente circa 2.000 potenziali evasori fiscali con conti non dichiarati presso la filiale di Ginevra della banca svizzera HSBC.Prende il nome dall’ex ministro delle finanze francese Christine Lagarde, che nell’ottobre 2010 lo ha passato ai funzionari greci per aiutarli a reprimere l’evasione fiscale. Nel 2006 e nel 2007 un tecnico informatico, Hervé Falciani, avrebbe rubato i dati della banca, contenenti i nomi di clienti di diversi paesi dell’UE, e ha tentato di venderli a diversi governi. Nel gennaio 2009 la polizia ha fatto irruzione nella casa francese di Falciani e ha trovato file informatici su 130.000 potenziali evasori fiscali (24.000 da tutta Europa) e ha iniziato a indagare su di loro. Il governo francese ha quindi passato le informazioni a governi europei selezionati come il Regno Unito per aiutarli a reprimere l’evasione fiscale. Consegna alle autorità greche: All’inizio dell’estate del 2010, il servizio di intelligence francese DGSE ha informato l'(allora) capo dell’Agenzia di intelligence nazionale greca che molti di quelli nominati nel dossier Falciani erano greci e che le autorità francesi erano pronte a consegnare un elenco contenente i nomi dei ricchi depositanti greci nelle banche svizzere per aiutare il governo greco a reprimere gli evasori fiscali.Il capo dell’intelligence greca ha poi informato l’ex ministro delle finanze del governo George Papandreou, Giorgos Papakonstantinou, che ha accettato questa informazione in un incontro con l’allora ministro delle finanze francese Christine Lagarde, a condizione che rimanesse segreto. Nell’ottobre 2010, Lagarde ha inviato un elenco di 1.991 nomi a Papakonstantinou attraverso i canali diplomatici sotto forma di un CD senza etichetta contenente fogli di calcolo per i circa 2.000 account ora conosciuti in Grecia come “lista Lagarde”. Papakonstantinou ha poi dichiarato durante un’inchiesta parlamentare di aver “consegnato tutti i fascicoli al nuovo capo della polizia tributaria” – l’Unità per i crimini economici e finanziari della Grecia (SDOE) – “e gli ha chiesto di procedere con un’indagine completa”. Tuttavia, le autorità fiscali hanno scelto di non procedere e Papakonstantinou ha lasciato l’incarico a metà del 2011 e il CD è scomparso. Il successore di Papakonstantinou, Evangelos Venizelos, ne ha prodotto una copia su una memory stick e ha avviato un’indagine limitata per verificare se qualcuno di quelli elencati avesse evaso le tasse. L’inchiesta ha riguardato solo una decina di politici e non è stata intrapresa alcuna azione legale.Fu solo quando l’allora nuovo ministro delle finanze Yannis Stournaras chiese a Parigi un’altra copia, che Venizelos ammise di aver dimenticato la chiavetta USB in un ufficio privato e di averla smarrita. Kostas Vaxevanis pubblica la lista: Il 28 ottobre 2012, il giornalista ed editore greco Kostas Vaxevanis ha affermato di essere in possesso della lista e ha pubblicato 2.056 nomi in essa contenuti nella sua rivista Hot Doc. Il giorno dopo è stato arrestato per violazione delle leggi sulla privacy, un reato con una possibile condanna fino a due anni di carcere. Tre giorni dopo, Vaxevanis fu processato e dichiarato non colpevole. Il giornalista ed editore greco Kostas Vaxevanis Il modo in cui i servizi pubblici gestiscono la questione della lista rimane poco chiaro, fino ad oggi.Molti dei nomi sulla lista sono stati scagionati dalle accuse, ad oggi il popolo greco che non ha ancora un quadro chiaro della questione ed uno scandalo noto in tutto il mondo come questo è stato lasciato nel labirinto della burocrazia greca. Nel gennaio 2011 i giornali italiani hanno cominciato a pubblicare le prime indiscrezioni sulla parte italiana della lista Lagarde. Secondo alcuni la lista conterebbe i nomi di circa 7 mila italiani, tra cui numerosi personaggi famosi. Dopo quasi due anni dal suo ricevimento, però, la lista Falciani non ha prodotto nessun risultato.Varie Commissioni tributarie e altri tribunali hanno stabilito che la lista è inutilizzabile: i dati sono stati rubati e quindi non possono essere utilizzati come prova in tribunale. ESC FACTOR, Storie d’Europa:La campagna di comunicazione ESC FACTOR, Storie d’Europa nasce dall’esperienza di un workshop sulla comunicazione multicanale che ha ulteriormente arricchito il bagaglio personale dei giovani volontari del progetto ESC, European Solidarity Corps che vivono da mesi presso Il paguro Ostello, piccola casa per giovani europei, un bene confiscato ai Casalesi in cui Giosef Italy ha creato un ostello della gioventù, a Casapesenna.Durante gli scorsi mesi i giovani coinvolti hanno avuto modo di conoscere la storia d’Italia, attraverso una serie di incontri che hanno avuto come tema principale la storia dell’Antimafia. Dalla consapevolezza che una storia così importante e conosciuta nel nostro paese sia spesso ignorata dagli altri giovani europei, è nato questo progetto.Ci siamo detti, e se adesso raccontassimo ai nostri lettori delle storie che hanno cambiato la storia dei vostri paesi d’origine ma che non sono conosciute dal pubblico italiano? Così è nata l’idea di THE ESC FACTOR, un progetto di condivisione di storie di movimenti e di persone che hanno in comune una sola cosa: il coraggio della libertà, la voglia di giustizia, la lotta per l’affermazione dei diritti civili, in ogni loro forma, al di là di ogni confine.

ESC FACTOR storie d’Europa: La Rivoluzione dei GAROFANI in Portogallo

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Tuttavia, in questa storia vedremo che è possibile cambiare un regime violento in modo relativamente pacifico. Sapete perché in Portogallo i garofani sono simbolo di libertà? Siamo in Portogallo il 25 aprile 1974.La storia di cui vi parliamo oggi è stata soprannominata Rivoluzione dei garofani (Revolução dos Cravos in portoghese), un nome sorprendente per un colpo di stato che segnò la fine di un sanguinoso governo repressivo. Estado Novo era il regime al potere dal 1933 in Portogallo.Fu guidato per la prima volta da António de Oliveira Salazar fino al 1968, quando il suo successore Marcello Caetano lo sostituì, poiché Salazar dovette ritirarsi a causa di problemi di salute.Il “professore” mise in atto una serie di miglioramenti legislativi e sociali che oggi vengono raggruppati sotto il nome di Primavera Marcelista (eliminazione di alcune restrizioni sindacali, apertura agli investitori stranieri, allentamento della censura). Riforme che lasciano ben sperare il popolo su una possibile virata democratica, ma che non producono un vero cambiamento. Fu un regime autoritario, caratterizzato da censura, repressione, esili e guerre coloniali. Quando la musica profuma di libertà: Il colpo di stato di aprile è iniziato alle 22:55 con la messa in onda della canzone portoghese del concorso Eurovision 1974, «Depois do Adeus» di Paulo de Carvalho, seguita da «Grandola, Vila Morena», una canzone di José Afonso che è stata bandita durante il Regime. Quando la musica profuma di libertà: Il colpo di stato di aprile è iniziato alle 22:55 con la messa in onda della canzone portoghese del concorso Eurovision 1974, «Depois do Adeus» di Paulo de Carvalho, seguita da «Grandola, Vila Morena», una canzone di José Afonso che è stata bandita durante il Regime. https://www.youtube.com/watch?v=MrW6zP161QI 1974 – Paulo de Carvalho – “E Depois Do Adeus2 | RTP Nonostante le continue intimazioni da parte del governo alla popolazione di rimanere nelle proprie case, migliaia di portoghesi scesero in strada mescolati ai militari ribelli. Nessuno capiva bene cosa stesse succedendo, regnava il caos. Tutti sapevano che stavano affrontando un momento storico, anche se pochissimi sapevano prevedere che presto si sarebbe espanso. E nel frattempo le strade di Lisbona erano piene di carri armati. Una donna è diventata il volto di questa rivolta, una donna che camminava per le strade di Lisbona quella stessa mattina con in mano dei garofani rossi.Il negozio dove lavorava festeggiava il suo primo anniversario e la donna aveva comprato quei fiori per festeggiare. Quando però la commessa, tornando a casa, incontrò un soldato e gli disse: Il militare non fumava da diverse ore, così mi chiese una sigaretta, gli dissi che non ne avevo, ma poteva andare a comprarle in tabaccheria. I tabaccai erano chiusi, quindi con umorismo gli ho commentato che se invece di un sigaro voleva un garofano, lo prendeva e lo metteva sulla pistola. Ho continuato a camminare fino alla caserma Carmen e lì ho distribuito tutti i garofani che mi erano rimasti e ho provato un’enorme gioia che in questo momento non riesco a spiegare. Sono andata su e ho detto a mia madre che quei garofani che erano nelle pistole e nei carri armati erano miei e glieli avevo dati io. Questo colpo di stato è stato segnato dalle immagini dei fiori nelle armi dei militari. Quei fiori di garofano sono stati offerti da civili che si sono uniti ai soldati ribelli in una pacifica resistenza civile. Anche le pistole degli ufficiali sono tutti stati riempiti di fiori. Il 25 Aprile, dall’Italia al Portogallo significa liberazione: La Rivoluzione trionfò, ma i giorni ei mesi successivi non furono facili, regnava l’incertezza e le lotte tra destra e sinistra erano all’ordine del giorno.Ci sono parecchi esperti che considerano che senza la Rivoluzione dei Garofani, il processo di transizione che sarebbe avvenuto dopo la morte di Francisco Franco in Spagna non sarebbe stato possibile.Il 25 aprile 1974 quando la gente scese in piazza stanca della miseria per chiedere la libertà, il Portogallo iniziò la sua storia. ESC FACTOR, Storie d’Europa:La campagna di comunicazione ESC FACTOR, Storie d’Europa nasce dall’esperienza di un workshop sulla comunicazione multicanale che ha ulteriormente arricchito il bagaglio personale dei giovani volontari del progetto ESC, European Solidarity Corps che vivono da mesi presso Il paguro Ostello, piccola casa per giovani europei, un bene confiscato ai Casalesi in cui Giosef Italy ha creato un ostello della gioventù, a Casapesenna.Durante gli scorsi mesi i giovani coinvolti hanno avuto modo di conoscere la storia d’Italia, attraverso una serie di incontri che hanno avuto come tema principale la storia dell’Antimafia. Dalla consapevolezza che una storia così importante e conosciuta nel nostro paese sia spesso ignorata dagli altri giovani europei, è nato questo progetto.Ci siamo detti, e se adesso raccontassimo ai nostri lettori delle storie che hanno cambiato la storia dei vostri paesi d’origine ma che non sono conosciute dal pubblico italiano? Così è nata l’idea di THE ESC FACTOR, un progetto di condivisione di storie di movimenti e di persone che hanno in comune una sola cosa: il coraggio della libertà, la voglia di giustizia, la lotta per l’affermazione dei diritti civili, in ogni loro forma, al di là di ogni confine. Condividi Articoli correlati All Posts

ESC FACTOR storie d’Europa: Kōstas Geōrgakīs e la rivolta del Polytechnio

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Sapevate che la notte del 19 settembre 1970, Kōstas Geōrgakīs, un attivista greco, studente di geologia presso l’Università degli studi di Genova, si è ucciso, dandosi fuoco in Piazza Matteotti al grido di : “Viva la Grecia libera” ? Ma perchè Kostas arrivò a compiere questo folle gesto? Il 26 giugno 1970, Geōrgakīs rilasciò un’intervista anonima a un giornale genovese, durante la quale rivelò che la giunta militare greca si era infiltrata nel movimento studentesco greco in Italia. Nell’intervista dichiarò che i servizi segreti greci avevano creato l’ESESI (Lega nazionale degli studenti greci in Italia) per stabilire uffici in Italia. Durante il terzo anno dei suoi studi e dopo aver superato con successo gli esami del secondo semestre Geōrgakīs si trovò nella difficile posizione di avere annullata la sua esenzione militare dalla giunta militare così come il suo mantenimento mensile dalla famiglia. La giunta compì questo come rappresaglia per il suo coinvolgimento nel movimento anti-giunta, come membro della filiale italiana del PAK, il Movimento di Liberazione Panellenico. Decise che doveva fare un atto per aumentare la consapevolezza in Occidente circa la situazione politica della Grecia. Una volta presa la decisione di sacrificare la sua vita, Kōstas Geōrgakīs riempì una tanica di benzina e scrisse una lettera a suo padre e alla sua fidanzata. All’una del mattino del 19 settembre 1970 guidò la sua Fiat 500 a Piazza Matteotti. Secondo i testimoni oculari, netturbini che lavoravano intorno al Palazzo Ducale, ci fu un improvviso lampo di luce nella zona intorno alle 03:00.In un primo momento non si erano resi conto che la fiamma era un uomo ardente. Solo quando compresero si avvicinarono più vicino a Geōrgakīs in fiamme che bruciando urlava “Viva la Grecia”, “Abbasso i tiranni”, “Abbasso i colonnelli fascisti” e “L’ho fatto per la mia Grecia”. Geōrgakīs è l’unico eroe della resistenza alla Giunta noto per aver protestato togliendosi la vita ed è considerato il precursore delle successive proteste studentesche, come quella del Politecnico. La rivolta del Politecnico: Dal 21 aprile 1967 infatti la Grecia era sotto il dominio dittatoriale dei militari. In quegli anni i diritti civili furono aboliti e molti politici e cittadini furono torturati, imprigionati o esiliati per le loro convinzioni politiche. La giunta ha cercato di intervenire nelle università con una legge che mandava in servizio militare quegli studenti che avevano diverse convinzioni politiche ed erano contro il regime. La prima massiccia azione pubblica contro la giunta venne dagli studenti il ​​21 febbraio 1973, quando gli studenti di giurisprudenza scioperarono e si barricarono all’interno degli edifici della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Atene, chiedendo l’abrogazione della legge che imponeva di arruolarsi nell’esercito. Alla polizia fu ordinato di intervenire e secondo quanto riferito molti studenti furono sottoposti a brutalità. Gli eventi alla Law School furono la prima vera rivolta e segnarono l’inizio della caduta della dittatura. Il 14 novembre 1973, gli studenti del Politecnico di Atene (Polytechneion) scioperarono e iniziarono a protestare contro i militari. Mentre le autorità erano in attesa, gli studenti si definivano i “Liberi assediati” (in greco: Ελεύθεροι Πολιορκημένοι, un riferimento al poema del poeta greco Dionysios Solomos ispirato all’assedio ottomano di Mesolonghi). Il loro principale slogan dell’epoca era: PANE-EDUCAZIONE-LIBERTA’! Gli studenti riuscirono persino a realizzare una loro radio libera e indipendente facendo conoscere ad ogni cittadino ateniese ciò che stava accadendo nell’università, ottenendo sempre più sostegno dalla popolazione.Slogan e graffiti degli studenti erano anti-NATO e anti-americani e paragonavano la giunta greca con la Germania nazista. La notte del 17 novembre 1973: Nelle prime ore del 17 novembre 1973, il governo inviò un carro armato a sfondare i cancelli del Politecnico di Atene. Le luci della città erano state spente e l’area era illuminata solo dalle luci del campus, alimentate dai generatori dell’università. Un carro armato AMX 30 (ancora conservato in un piccolo museo di unità corazzate in un campo militare ad Avlonas, non aperto al pubblico) si è schiantato contro il cancello ferroviario del Politecnico di Atene intorno alle 03:00.In un filmato poco chiaro girato clandestinamente da un giornalista olandese, il carro armato viene mostrato mentre abbatte il cancello in acciaio del campus, a cui le persone erano aggrappate. In questi si sente la voce di un giovane che chiede disperatamente ai soldati (che lui chiama ‘fratelli d’armi’) che circondano il complesso edilizio di disobbedire agli ordini militari e di non combattere i ‘fratelli che protestano’. Un’inchiesta ufficiale avviata dopo la caduta della giunta ha dichiarato che nessuno studente del Politecnico di Atene è rimasto ucciso durante l’incidente. Le vittime totali registrate ammontano a 24 civili uccisi al di fuori del campus del Politecnico di Atene. Questi includono il diciannovenne Michael Mirogiannis, che stando agli atti fu ucciso dall’ufficiale Nikolaos Dertilis, gli studenti delle scuole superiori Diomedes Komnenos e Alexandros Spartidis del Lycee Leonin e un bambino di cinque anni catturato nel fuoco incrociato nel sobborgo di Zografou.I verbali dei processi tenuti dopo il crollo della Giunta documentano le circostanze della morte di molti civili durante la rivolta e, sebbene il numero dei morti non sia stato contestato dalla ricerca storica, rimane oggetto di controversie politiche. ESC FACTOR, Storie d’Europa:La campagna di comunicazione ESC FACTOR, Storie d’Europa nasce dall’esperienza di un workshop sulla comunicazione multicanale che ha ulteriormente arricchito il bagaglio personale dei giovani volontari del progetto ESC, European Solidarity Corps che vivono da mesi presso Il paguro Ostello, piccola casa per giovani europei, un bene confiscato ai Casalesi in cui Giosef Italy ha creato un ostello della gioventù, a Casapesenna.Durante gli scorsi mesi i giovani coinvolti hanno avuto modo di conoscere la storia d’Italia, attraverso

Mafie & Social Media: intervista ad Anna Sergi con VIDEO

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La Dott.ssa Sergi è specializzata in giustizia penale comparata, criminalità organizzata e mafie. Nel 2018 ha vinto il Premio 2018 alla carriera presso l’Università dell’Essex  per le sue ricerche sulla mafia calabrese in Australia, e la Camera di Commercio Italiana nel 2018 le ha conferito il Premio “Giovani Italiani di talento”. La Dott.ssa Anna Sergi è la responsabile del progetto C.R.I.M.E (Countering regional Italian Mafia expansion) finanziato dal UK ESRC Impact Acceleration Account all’ Università di Essex.Utilizzando open data e risorse dirette, ricerche precedenti e in corso grazie alle partnership privilegiate con Eurojust Italian Desk and Operations ed Europol, il rapporto Mafiaround Europe – derivante dal progetto CRIME (Counting Regional Italian Mafia Expansion) presenta la prima analisi della presenza delle mafie italiane in 7 paesi europei oltre all’Italia e le sfide della polizia transfrontaliera che si occupa di contrastare la criminalità organizzata di tipo mafioso.Il rapporto evidenzia come le attività di stampo mafioso si siano adattate ai singoli paesi, alla loro economia, cultura, infrastrutture e reti logistiche.A causa dei ritardi e delle restrizioni introdotte dalla pandemia di COVID-19, CRIME è stato rimodellato nell’estate del 2020 per co-produrre un rapporto esplorativo che esaminasse le principali tendenze sulla mobilità delle mafie italiane in Europa oggi. La dott.ssa Sergi, ha collaborato con Eurojust (Italian Desk and Operations) e Europol Italian Organised Crime Unit come partecipanti privilegiati e partner di questo progetto fin dall’inizio, ma il progetto è rimasto autonomo da entrambe le istituzioni.Queste istituzioni, insieme ad altre (quali diverse Direzioni Distrettuali Antimafia, la DIA – Direzione Investigativa Italiana Antimafia attraverso i suoi rapporti, e il Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno italiano) hanno sostenuto il progetto attraverso interviste e scambi di dati sulla criminalità organizzata italiana in Europa. E’ fondamentale proseguire e potenziare la lotta alla criminalità di stampo mafioso a livello europeo. Questo rapporto rappresenta uno sforzo unico per sistematizzare le conoscenze sulle mafie italiane e sulla loro preoccupante presenza in alcuni Stati membri dell’UE.È anche una preziosa fonte di ispirazione per affrontare le carenze persistenti del diritto penale e strumento per aiutare i professionisti nella loro cooperazione transfrontaliera quotidiana con i partner dell’UE.”Filippo SpieziaMEMBRO NAZIONALE PER L’ITALIA ED EX VICEPRESIDENTE IN EUROJUST In questa intervista la Prof. Sergi ci spiega com’è nata l’idea progettuale e ci parla del metodo alla base dell’indagine in oggetto, ci espone i risultati ed ci fornisce dei validi spunti per proseguire, tramite dei progetti ad hoc, il lavoro del suo team di ricerca, per dotare la società civile di strumenti utili alla lotta ed al contrasto delle mafie in Europa. Abbiamo voluto concludere questo ciclo di interviste offrendo ai nostri lettori una visione Europea del problema in oggetto.La Dott.ssa Sergi ci ha spiegato infatti che i dati ci raccontano che gran parte del problema è la schizofrenia dell’Italia.L’Italia deve decidere se la mafia è un problema solo suo, oppure prendere la via europea e dire che tutti i paesi hanno la mafia, dunque la mafianon è speciale. O la mafia è troppo italiana o la mafia non è solo italiana, non può essere entrambe le cose altrimenti si rischia di confondere l’estero. Tantissimi spunti sono emersi da queste settimane di confronto con gli experts del nostro panel. Spunti di cui faremo tesoro per progettare delle forme di contrasto e contro narrazione mafiosa pratiche e concrete. 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Mafie & Social Media: intervista a Davide Bennato con VIDEO

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Gli abbiamo chiesto in che modo questo tipo di approccio può aiutarci a comprendere i nuovi comportamenti mafiosi e quali elementi di studio può fornire questa tecnologia sull’utilizzo dei social media da parte dei criminali online https://www.youtube.com/watch?v=QUjLKQMYg-8 Il Prof. Davide Bennato ci ha spiegato che il suo metodo di ricerca può fornire un punto di vista nuovo sia sull’analisi dei processi sociali mafiosi, sia sulle metodologie utilizzate per combatterlo. Avanzati strumenti, come la social network analysis, possono aiutare gli inquirenti nelle indagini e svelare nuove piazze virtuali di incontri tra boss. Abbiamo altresì avviato una riflessione sugli influencer criminali. Chi c’è dietro i social media delle mafie, l’ultimo anello della catena di potere, la voce fuori dal coro che agisce in autonomia o invece ci sono i decisori?I boss che decidono come agire sono consapevoli dell’uso che i giovani affiliati fanno di questi strumenti e si è sì, sono d’accordo con queste pratiche? Dagli studi del Prof. Davide Bennato si evince come tutto dipenda dalla natura dell’organizzazione criminale  e dalla struttura intrinseca delle mafie. Le mafie, infatti, si distinguono le une dalle altre per organizzazione, divisione degli oneri ed equilibri di potere.Se la ndrangheta può considerarsi una vera e propria rete, un network tra clan, la mafia siciliana invece ha una struttura piramidale più gerarchica ed organizzata.Nel caso della ndrangheta dunque sicuramente mantenersi in contatto con i “followers” è un vantaggio più concreto che per i mafiosi siciliani e questo palesa come le nuove tecnologie non siano altro che l’espressione di una logica culturale ed organizzativa del fenomeno mafioso a cui fanno riferimento.  L’altro aspetto da prendere in considerazione per un’analisi esaustiva del fenomeno pare essere quello dei flussi economici che sostentano oggi le mafie. La mafia più legata alle nuove fonti di guadagno, come centri scommesse, truffe informatiche, sicuramente è ben consapevole delle opportunità e dei rischi nell’uso di questi strumenti.Le mafie invece dei flussi economici tradizionali, come la droga, la prostituzione, hanno  molta più difficoltà a capire la complessità di tali strumenti ma apprezzano comunque il fatto di essere visibili sulle piattaforme digitali. Sebbene proprio in questi mercati non sia da sottovalutare l’uso di piattaforme che utilizzano la crittografia end-to-end, come Telegram, che offrono spazi di libertà nelle comunicazioni anche ai delinquenti di piccolo calibro come spacciatori o usurai.Si può dire quindi che guardare le mafie attraverso la lente dei social media ci disegna un quadro del fenomeno pieno di ombre, non uniforme, variegato e per questo più complesso.  Esistono già case studies sull’argomento  basati su questo metodo? Quali sono e quali risultati hanno prodotto? Se non esistono, di  quali strumenti bisognerebbe dotarsi per procedere ad uno studio del genere? Quale sarebbe il metodo da seguire? Il Prof. Davide Bennato ci ha parlato di un’interessante applicazione della tecnica della social network analysis per la creazione di reti territoriali che utilizzano le informazioni dei media digitali per ricostruire le reti di potere all’interno degli enclave mafiosi. Ci ha illustrato inoltre come utilizzare indicatori indiretti, come  alcuni studi effettuati sul fenomeno neomelodico, la cui industria musicale è molto spesso, anche se non sempre, contigua a quella criminale, possa fornire altri interessanti strumenti di analisi.L’insistenza in forme diverse delle mafie online insomma può fornirci dei nuovi ed avanguardisti strumenti per mappare quali sono oggi le reti di potere su cui si basano. Altro argomento della nostra intervista ha preso spunto dall’iniziativa “Mappa dell’Intolleranza” un progetto ideato da Vox – Osservatorio Italiano sui diritti, in collaborazione con l’Università Statale di Milano, l’Università di Bari, La Sapienza di Roma e il Dipartimento di sociologia dell’Università Cattolica di Milano. Il progetto utilizzava degli strumenti computazionali per analizzare delle keyword specifiche per disegnare una mappa dell’odio online nel territorio italiano.Il Prof. Bennato ci ha spiegato in cosa consiste una simile ricerca ed in che modo si potrebbe adattare questo tipo di analisi al fenomeno mafioso per tentare di ricreare una mappa della mafiosità online, che possa essere uno strumento utile per associazioni del terzo settore come Giosef Italy ma anche per gli inquirenti. Da quanto ci ha spiegato il Prof. Bennato in questa intervista gli strumenti che potrebbero attivarsi per creare nuove frontiere di contrasto e contro narrazione al fenomeno mafioso sono moltissimi. Abbiamo la possibilità di sfruttare le “ingenuità” nell’uso di questi strumenti di una grossa fetta della comunità mafiosa per entrare nella rete e iniziare a sfilarla piano piano.  Per questo auspichiamo che questa nostra ricerca sia solo l’inizio di una conversazione più strutturata, dove scienziati dei dati come il Prof. Davide Bennato ed esponenti di magistratura e forze dell’ordine possano sedersi allo stesso tavolo per capire insieme come utilizzare le rispettive informazioni per ricavarne di nuove e puntuali.  Le mafie si evolvono costantemente, insieme alla nostra società, ma delle volte lo fanno senza troppa consapevolezza, lasciandosi alla spalle delle briciole, dei cookies, il nostro compito è raccoglierli studiarli e seguirli fino alla fonte del problema, per provare, insieme a sconfiggerlo per sempre.  Condividi Articoli correlati All Posts News Mafie & Social Media: intervista ad Anna Sergi con VIDEO Recenti Intervista a Giosef Italy per Rai Parlamento ESC FACTOR storie d’Europa: Maria Gil, Donna, Cigana, Attivista. 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Dal 1997 al 2010 è stato consulente presso la Commissione Parlamentare Antimafia e il suo libro ” ‘Ndrangheta dall’unità ad oggi” del 1992, è il primo studio a carattere storico sulla ndrangheta. In generale tutti i suoi libri disegnano un quadro lucido e puntuale delle mafie italiane.Prendiamo spunto per questa conversazione proprio dal suo ultimo lavoro “Dall’omertà ai social: come cambia la comunicazione delle mafie”, Edizioni Santa Caterina, in cui sono analizzati numerosi aspetti del fenomeno mafioso nel nostro paese. Partiamo dal titolo del primo capitolo del libro che dice “per capire le mafie bisogna ascoltarne i silenzi”. Cosa intende? “Intendo una cosa molto semplice, noi dobbiamo immaginare l’organizzazione mafiosa come un’organizzazione, intanto, segreta.Segreta per tanti, ma segreta soprattutto per le forze dell’ordine, per i magistrati, non per i cittadini che devono conoscerla.Il silenzio nell’organizzazione mafiosa è importante per almeno due ragioni.La prima: l’ affiliato, chi diventa mafioso che diventa ‘ndranghetista, camorrista, deve mantenere il silenzio sulle attività della propria organizzazione. Quindi non devi parlarne con nessuno. Questa è la prima questione.La seconda questione: c’è un silenzio che avvolge l’organizzazione mafiosa, che è il silenzio delle vittime, che non parlano e non denunciano e il silenzio di chi viene corrotto dalle organizzazioni mafiose, è il silenzio mantenuto per secoli sulle donne, che erano considerate totalmente estranee all’organizzazione mafiosa e non era vero.E’ il silenzio della chiesa sulle organizzazioni mafiose, quindi è un silenzio che coinvolge molte.Se tu non studi queste cose, non capisci le organizzazione mafiose, se tu non studi il rapporto tra le mafie e il silenzio della chiesa, non capisci perché nel corso dei secoli, soprattutto quando la chiesa contava, contava parecchio nella società,non hanno detto nulla nei confronti delle mafie.Ecco perché dico se vuoi capire le mafie devi capire il silenzio” Antichissimo e ultramoderno, come è cambiata negli anni la comunicazione della ndrangheta? “La comunicazione dell’ndrangheta, ma non soltanto della ndrangheta, questo riguarda anche la mafia siciliana e la camorra napoletana, è cambiata perché è cambiata la società.Noi non dobbiamo commettere l’errore di pensare che i mafiosi vivono nell’iperuranio, che non sono toccati dai cambiamenti della società, e che vivono in un mondo completamente avulso da quello che succede in mezzo a noi. Non è così.Al tempo dei telefonini, di Facebook, di Instagram, di TikTok, non è che i mafiosi potevano fare a meno di questi di questi strumenti. E’ evidente che dovevano essere presenti li anche loro.Quindi è cambiato il linguaggio, ma è cambiata per certi aspetti, una parte della natura della ndrangheta.Una volta la ndrangheta era silenzio. “A megliu parola, e chilla chi non si dice”, la migliore parola è quella che non si dice.Invece adesso esattamente l’opposto. Adesso i mafiosi sono su Facebook, postano le loro foto, dicono le cose che vogliono dire, fanno dei filmini, mostrano armi, mostrano la capacità di ricchezza che hanno, cioè comunicano come facciamo noi. In questo momento i giovani che ci stanno leggendo non potrebbero immaginare la loro vita senza un telefonino, perché dovrebbero farlo i mafiosi che fanno parte di questa società, che stanno in mezzo a noi? Non è che i giovani mafiosi sono diversi dai giovani normali, sono diversi senso che sono mafiosi, però i loro costumi sono identici a quelli dei loro coetanei, sono identici i gusti.” Questi giovani mafiosi che usano i social network e tutti gli strumenti che internet oggi mette a disposizione sono consapevoli del pericolo al quale si espongono lasciando le loro tracce sul web? Oppure non ne sono consapevoli e utilizzano questi strumenti anche andando incontro a delle possibili segnalazioni delle autorità? “Sono consapevoli ed allo stesso tempo inconsapevoli. Nel senso che loro sanno benissimo che comunque sia le autorità li tracciano. Io credo che nessuno di loro si immagini di rimanere, come dire, libero da indagini.Sono consapevoli ma vogliono ottenere ugualmente il consenso.Loro vogliono convincere gli altri giovani, a scegliere quella strada lì.Oggi hanno capito che più delle riunioni formali, più dell’ atteggiamento spavaldo in piazza, conta molto anche mostrarsi a questi ragazzi che hanno voglia di cambiare vita, perché è nei giovani la voglia di cambiare vita.E vogliono mostrare a questi giovani che loro sono arrivati ad un punto di ricchezza e di potere proprio in ragione della loro appartenenza.Quindi il messaggio che mandano questi video, questi filmati, queste fotografie è esattamente questo: cercare di portare questi giovani dalla loro parte.Loro cercano il consenso, ed è un modo per dire agli altri quello che fanno quando sono bravi, che i loro genitori, i loro fratelli che sono in galera, sono completamente innocenti.D’altra parte, lei ha mai visto un mafioso colpevole?I mafiosi non è che sono tutti quanti intelligenti, sono anche cretini e per fortuna che ci sono i cretini, così almeno li beccano.Alcuni latitanti, per esempio, si sono fatti una fotografia, l’hanno postata sul loro profilo, sul profilo di qualche amico, mostrando il grande albergo a 5 Stelle dietro le loro spalle, non sapendo che in questo modo sarebbero stati presi, infatti li hanno catturati, perché guardando gli alberghi, i Carabinieri poi capiscono quali sono gli alberghi dove loro stanno.Quindi per fortuna ci sono anche i cretini che dicono a farsi beccare, diversamente potrebbero voluto farsi la latitanza.Cos’è questo? È un mostrarsi.Oggi, purtroppo, viviamo nella società delle immagini, se tu non